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Quante azioni e obbligazioni avere in portafoglio

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Esiste una formula per identificare il numero corretto?

Quante azioni e obbligazioni avere in portafoglio
 
  • Livello: Principianti
  • Durata: 8 Minuti
Cosa troverai in questo articolo
Quante azioni e obbligazioni avere in portafoglio e soprattutto come costruire una strategia di asset allocation efficace?
Uno degli errori più comuni tra gli investitori, soprattutto all'inizio, è infatti quello di non prestare abbastanza attenzione a come suddividere il proprio capitale tra diversi strumenti finanziari o asset class.
Questo, nel tempo, può portare ad avere un portafoglio sbilanciato, troppo rischioso o, al contrario, eccessivamente conservativo rispetto a quelli che sono i nostri obiettivi.
Ma quindi, se sto iniziando ora, quanto dovrei investire in azioni e quanto in obbligazioni? La risposta, come al solito nel mondo degli investimenti, non è unica, non esiste infatti una regola che va bene in assoluto per tutti. Questo perché la scelta dipende da diversi fattori come:
  • L'età: Generalmente più sei giovane, più ha senso puntare su una percentuale maggiore di azioni: hai tempo per recuperare eventuali perdite e beneficiare della crescita a lungo termine.
  • Gli obiettivi finanziari: Se punti a far crescere il tuo capitale nel lungo termine (ad esempio per la pensione), una maggiore esposizione alle azioni può essere adeguata.
  • La tolleranza al rischio: Chi sopporta bene le fluttuazioni di mercato può sopportare una quota maggiore di azioni, accettando i possibili drawdown in cambio di rendimenti potenzialmente più alti.
  • Il momento in cui si inizia ad investire: Entrare sui mercati in fasi di alta valutazione o incertezza può influire sulla composizione.
  • L’orizzonte temporale: Se puoi investire il capitale per molti anni o decenni, la percentuale di azioni può essere elevata (anche 60-80 %).
Queste sono tutte domande a cui ognuno di voi dovrà cercare di darsi delle risposte prima di iniziare a investire.
Partiamo però dalle basi.

Che cosa è l’asset allocation?

Per asset allocation si intende il processo mediante il quale distribuiamo il nostro capitale tra le diverse asset class – principalmente azioni e obbligazioni – per ottenere un equilibrio tra rischio e rendimento.
In realtà, ci sono anche altre classi di investimento, come materie prime, l’oro da solo o anche Bitcoin. Tuttavia, in questo video ci concentreremo sulle due principali, che compongono la parte principale della maggior parte dei portafogli, ovvero il debito (bonds) e la proprietà (stocks).
Partendo proprio da queste ultime, le azioni rappresentano una quota di proprietà in un’azienda, offrendo potenzialmente rendimenti elevati nel lungo termine, ma con una maggiore volatilità.
Le obbligazioni, invece, sono strumenti di debito che garantiscono pagamenti di interessi regolari e una maggiore stabilità, anche se con rendimenti generalmente inferiori.

Possibile andamento di azioni e obbligazioni

Possibile andamento di azioni e obbligazioni
Fonte: justETF
La chiave, nonché l’obiettivo dell’investitore, è trovare il giusto mix che gli permetta di raggiungere i suoi obiettivi finanziari senza esporsi a rischi superiori rispetto quelli che vuole e può permettersi.

Come decidere la giusta percentuale di azioni e di obbligazioni?

Ma quindi come decidere la giusta percentuale di azioni e di obbligazioni se sto iniziando ora ad investire?
La risposta si basa su diversi aspetti come:
  1. La tolleranza al rischio (e quindi l’aspetto psicologico/emotivo)
  2. La capacità di assumere rischio (un aspetto più finanziario)
  3. La necessità di prendersi il rischio in base ai propri obiettivi.
A prima vista, questi concetti possono sembrare simili, ma in realtà sono differenti l’uno dall’altro e influenzano l’asset allocation in modi diversi.

La tolleranza al rischio

Partiamo dalla tolleranza al rischio, che, come abbiamo detto, è un aspetto comportamentale, legato quindi alla propria reazione emotiva alle fluttuazioni del mercato.
Questo in altre parole cosa vuol dire? Che se sei una persona che tende a vendere in preda al panico durante una crisi, allora dovresti privilegiare una quota maggiore di obbligazioni per limitare la volatilità.
Ma una domanda che sorge spontanea è: come faccio a capire la mia tolleranza al rischio se non ho mai investito?
Una prima tecnica può essere quella di osservare come si reagisce alle perdite in altri contesti.
Se situazioni come spese impreviste, con un conseguente forte calo dei risparmi ti causano o ti hanno causato in passato forte ansia, è probabile che tu abbia una bassa tolleranza al rischio.
Un altro modo per scoprirlo è iniziare a investire a piccoli step e monitorare le proprie reazioni alle oscillazioni di mercato. Se una perdita temporanea ti mette a disagio e ti fa venire voglia di vendere tutto, potresti allora avere una bassa tolleranza al rischio e dover adottare un portafoglio più prudente.
Va poi considerato che la tolleranza al rischio non è detto che sia fissa per tutta la nostra vità da investitori, e quindi questa potrebbe anche modificarsi nel corso degli anni.

La capacità di assumere rischio

Passiamo ora al secondo aspetto fondamentale, ovvero la capacità di assumere rischio.
Questo è un concetto oggettivo e finanziario, dipendente dalle risorse economiche, dall'orizzonte temporale e dalla stabilità del reddito che abbiamo. In linea teorica, un giovane con un reddito sicuro e anni davanti a sé può permettersi una maggiore esposizione alle azioni, mentre un pensionato con un capitale da proteggere dovrebbe essere più prudente.

La necessità di assumere rischio

Infine, la necessità di assumere rischio, dipende invece dagli obiettivi finanziari. Se per raggiungere il capitale desiderato e quindi gli obiettivi che ci siamo prefissati servono rendimenti attesi elevati, è necessario esporsi di più ad asset rischiosi, consapevoli però che la possibile perdita sarà maggiore.
Se invece il patrimonio accumulato è già sufficiente per il raggiungimento dei nostri obiettivi, si può ridurre il rischio e privilegiare asset più stabili.
In sintesi, l’asset allocation non è solo una questione di età o regole fisse, ma dipende da un equilibrio tra questi tre fattori, che devono essere valutati attentamente per costruire una strategia efficace e sostenibile.

Regola: “100 meno l’età” è valida?

Nonostante ciò, uno degli approccio più comuni, sebbene sia una grossa semplificazione, è quello del “100 meno l’età”.
Ad esempio, se hai 30 anni, potresti pensare di suddividere il capitale investendo il 70 % in azioni e il restante 30 % in obbligazioni.
Naturalmente, questo è solo un punto di partenza: ognuno di noi ha una situazione diversa ed è per questo importante adattare queste percentuali in base alla propria tolleranza al rischio, la situazione del mercato e la propria capacità di rischio.
Seguendo questa regola, facciamo un esempio pratico.
Supponiamo di avere 100.000 euro da investire e di essere un giovane investitore con un orizzonte di 20 anni.
In questo caso, potresti considerare di allocare il una buona parte del tuo portafoglio in un ETF, ad esempio globale azionario, che garantisce esposizione a mercati sviluppati ed emergenti, e il restante in un ETF obbligazionario diversificato, che funge invece da cuscinetto nei periodi di volatilità.
Questa strategia permette quindi di sfruttare il potenziale di crescita delle azioni, pur mantenendo un grado di sicurezza grazie alla componente obbligazionaria.
justETF Tip: Se vuoi vedere come questo portafoglio si è comportato in passato o tenere traccia del suo andamento nel corso del tempo, puoi usare lo strumento di costruzione e monitoraggio del portafoglio.
Tuttavia, questo, è però importante considerare che questo primo approccio che abbiamo visto, basato esclusivamente sull’età, risulta piuttosto limitante.
Infatti, prende in considerazione un unico fattore, trascurando altri elementi fondamentali.
Essere giovani, ad esempio, non significa necessariamente avere una maggiore propensione al rischio. Si potrebbe già disporre di un capitale significativo da proteggere, magari ricevuto tramite un’importante eredità.
Oppure, pur essendo sempre giovani, si potrebbe avere una bassa tolleranza al rischio o obiettivi di investimento e finanziari a breve termine che richiedono maggiore stabilità.
Allo stesso modo, una persona più avanti con l’età potrebbe invece avere una maggiore capacità di rischio, grazie a un reddito elevato o ad altre fonti di liquidità, che le consentirebbero di conseguenza di mantenere una quota più alta di azioni nel portafoglio.
Per questo e altri motivi, affidarsi esclusivamente alla "regola dell’età" risulta troppo semplicistico e non sempre adeguato a ogni situazione.

L’approccio Goal-Based

Un approccio alternativo sposato da alcuni investitori è quello di investire in base agli obiettivi, il cosiddetto approccio Goal-Based.
Seguendo questa regola, il capitale viene diviso in diversi portafogli, ognuno pensato per un obiettivo preciso, con un livello di rischio e un periodo di investimento specifico. Questo permette di creare una strategia più flessibile e personalizzata, in grado di rispondere meglio alle proprie esigenze.
Ad esempio, invece di avere un unico portafoglio con un'allocazione rigida di azioni e obbligazioni, si potrebbe invece provare a impostarlo così:
  • Obiettivo a breve termine (es. acquisto casa tra 5 anni): Creo un portafoglio prudente con una maggiore quota di obbligazioni e strumenti liquidi per ridurre il rischio di oscillazioni.
  • Obiettivo a medio termine (es. pagare l’istruzione dei figli entro 10 anni): Imposto un portafoglio bilanciato con una combinazione di azioni e obbligazioni per una crescita moderata ma con meno volatilità.
  • Obiettivo a lungo termine (es. pensione, quindi a 20 o più anni): Faccio in questo caso un portafoglio più aggressivo, con una prevalenza di azioni per massimizzare il rendimento nel lungo periodo.
Quindi, come abbiamo visto, non esiste un principio guida universale o una regola fissa che si possa applicare a tutti i casi. Ogni investitore deve valutare attentamente diversi fattori e dare delle risposte a diverse domande così da costruirsi un’allocazione efficace.
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