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Dimentica azioni ed ETF: questo asset ti rende (davvero) ricco

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Perché il tuo capitale umano è l’asset più prezioso e come valorizzarlo nel tempo

Dimentica azioni ed ETF: questo asset ti rende (davvero) ricco
 
  • Livello: Intermedio
  • Tempo di lettura: 5 minuti
Ecco i temi che tratteremo oggi:
Oggi non parleremo di ETF, non parleremo di Bitcoin, e nemmeno di Azioni. Parleremo dell’unico asset che puoi controllare davvero, quello che non subisce i crolli del mercato. Sto parlando del tuo capitale umano.

L’asset più prezioso: il capitale umano

Molte persone passano la vita ossessionate dal rendimento del capitale finanziario, si perdono tra grafici, fondi a basso TER, tentativi di battere l’indice, ma dimenticano un fattore elementare, ovvero che il capitale finanziario nasce e cresce solo grazie al capitale umano.
In un altro articolo avevamo visto come una delle abilità più importanti per un investitore sia la capacità di risparmiare. Avevamo anche osservato, però, che aumentare le entrate è spesso molto più complesso che ridurre le spese, soprattutto nelle fasi iniziali.
Esiste un limite naturale ai tagli di costo: sotto una certa soglia, comprimere ulteriormente le spese compromette la qualità della vita. Al contrario, la possibilità di incrementare le entrate è molto più ampia: il reddito potenziale dipende dalle tue competenze, esperienze e capacità di creare valore.
Il capitale umano è quindi la leva che rende possibile questa crescita. È ciò che ti consente di produrre reddito e, a differenza del risparmio, ha una capacità di espansione potenzialmente molto più ampia. L’unico vero limite è temporale: ogni anno che passa riduce le opportunità future di guadagno.
Negli anni Sessanta l’economista statunitense Gary Becker, premio Nobel per l’Economia nel 1992, ha formalizzato un’idea secondo cui competenze, conoscenze, formazione e salute sono capitali, esattamente come macchine o edifici, e investire in essi genera un ritorno misurabile.

Calcolare il valore del capitale umano

Possiamo inoltre calcolare il valore economico della tua carriera proprio come faresti per un investimento. Qual è quindi il valore attuale del vostro capitale umano?
Tecnicamente questo possiamo stimarlo approssimando il valore attuale dei guadagni futuri che ci aspettiamo di generare.
Questo concetto viene anche spiegato nel libro Just Keep Buying, che vi consiglio di leggere soprattutto per chi è all'inizio.
Detto questo il concetto di valore attuale è semplice e indica quanto valgono oggi dei flussi di denaro che riceveremo in futuro.
Immaginate che una banca vi proponga un investimento che rende il 5 % annuo.
Se oggi depositate 100 euro, tra un anno ne riceverete 105. Ora, poniamo il ragionamento al contrario: quanto valgono oggi quei 105 euro che riceverete tra un anno?
La risposta è che, usando lo stesso tasso del 5 %, hanno un valore attuale di 100 euro. Questo processo si chiama “attualizzazione”, e il tasso del 5 % è noto come tasso di sconto.
Il motivo per cui un euro oggi non è uguale a un euro domani è semplice: il denaro ha un costo opportunità. Un euro oggi può essere investito, trasformato in beni o servizi, oppure generare ulteriori guadagni.
Un euro domani, invece, è un impegno futuro: non possiamo spenderlo subito, non può produrre reddito immediato e non può essere reinvestito prima della data in cui lo riceveremo. Oltre a questo c’è il rischio che non ci venga restituito o che venga eroso dall’inflazione.
Per questo motivo, quando valutiamo somme future, dobbiamo riportarle al presente, calcolando quanto sarebbero “equivalenti” oggi, tenendo conto di tutte le possibilità che si perdono aspettando.
Prendiamo un esempio e supponiamo che vi aspettavate di ricevere 1.000 euro tra due anni, e il tasso di sconto sia del 5% annuo.
Per calcolare il valore attuale, dobbiamo togliere gli interessi che quei soldi potrebbero generare se li aveste oggi. Vi evito il calcolo, anche se molto semplice, ma questo significa che ricevere 1.000 euro tra due anni equivale oggi a possedere circa 907 euro.
In altre parole se li aveste oggi e li investisti al 5 % annuo, in due anni arriverebbero esattamente a 1.000 euro.
L’attualizzazione permette quindi di confrontare valori futuri e presenti in maniera coerente, tenendo conto del fatto che il denaro oggi può essere messo a frutto. Senza questo passaggio, rischieremmo di sovrastimare o sottovalutare il valore reale dei flussi di cassa futuri, perché un euro domani ha meno potere di acquisto e meno potenziale di generare reddito rispetto a un euro oggi.
Chiusa questa parentesi sul perché un euro oggi non è uguale a un euro domani e del perché è importante attualizzare, immaginate ora di prevedere un reddito di 50.000 dollari all’anno per i prossimi 40 anni. Quindi dai 25 ai 65 anni di età.
Il totale dei vostri guadagni futuri sarebbe di 2 milioni di dollari.
Ma applicando un tasso di sconto del 3 %, questi guadagni futuri hanno oggi un valore attuale di circa 1,2 milioni di dollari. Questo numero rappresenta proprio il valore del vostro capitale umano oggi.
Come potete ben capire, il capitale umano è un bene in esaurimento. Questo perché ogni anno di lavoro che passa riduce il valore attuale del vostro capitale umano, semplicemente perché vi resta un anno in meno di guadagni futuri.

Decrescita del capitale umano nel tempo

Decrescita del capitale umano nel tempo
Fonte: justETF
Di conseguenza, l’unico modo per garantirsi un reddito stabile nel lungo termine, al di fuori della pensione, consiste nell’accumulare capitale finanziario.
Prendendo questo esempio dal libro che vi citavo prima, immaginate ora il valore del vostro capitale umano che diminuisce con il passare degli anni, mentre il vostro capitale finanziario cresce per compensarlo.
Se ipotizziamo, come detto prima, un reddito annuo di 50.000 dollari per 40 anni, un tasso di risparmio del 15 % e un rendimento annuo del 6 %, vedrete come, con il passare del tempo, i vostri asset finanziari devono progressivamente sostituire il capitale umano.

Capitale finanziario per sostituire il capitale umano

Capitale finanziario per sostituire il capitale umano
Fonte: justETF
Il capitale umano segue un ciclo di vita preciso: all’inizio della carriera è altissimo perché hai davanti molti anni di produttività, cresce con l’esperienza e le competenze fino a un picco, poi inevitabilmente comincia a calare mentre il capitale finanziario, se sei stato lungimirante, prende il suo posto. Per questo la regola d’oro è trasformare ogni anno una parte del reddito derivante dal capitale umano in capitale finanziario produttivo, così che quando il primo inizierà a calare, il secondo sarà pronto a sostenerti.
Questo è il percorso logico del risparmio e dell’investimento: ogni anno, una parte del reddito da lavoro viene convertita in capitale, trasformando il denaro non solo in strumento di consumo, ma anche in generatore di ulteriore reddito. Investendo oggi, diventi te stesso un asset in grado di produrre flussi di cassa anche quando non lavorerete più.
Questo principio è forse una delle motivazioni principali per investire e, al tempo stesso, una delle più trascurate.
Non importa quale lavoro fai: prima o poi le tue capacità produttive iniziano a calare. È naturale, e proprio per questo accumulare capitale finanziario diventa fondamentale. Mentre oggi il tuo reddito dipende in gran parte dal tuo capitale umano, competenze, energie, tempo, un domani dovrai affidarti di più a ciò che hai messo da parte e fatto fruttare.
Il problema, però, raramente è solo economico: è soprattutto psicologico.
Ci sono meccanismi mentali che ci bloccano senza che ce ne accorgiamo.
Il present bias, ad esempio, ci spinge a preferire la gratificazione immediata al beneficio futuro: “perché spendere mille euro per un corso quando posso prendermi subito uno smartphone nuovo?”.
La loss aversion ci fa temere di sprecare tempo e soldi, anche quando l’investimento potrebbe renderci molto di più.
L’overconfidence ci convince che siamo già abbastanza bravi e che non serve migliorare. Lo status quo bias ci fa rimanere fermi, perché cambiare richiede energia e coraggio.
Imparare a riconoscerli è il primo passo per smettere di auto-sabotarci. La storia è piena di esempi. Pensiamo agli atleti professionisti: guadagnano milioni tra i venti e i trent’anni, ma se non trasformano quei soldi in asset produttivi, rischiano di trovarsi in difficoltà pochi anni dopo il ritiro.
Anche un capitale umano enorme si consuma, e quando finisce il tempo per monetizzarlo, non torna più. Vale per loro, vale per te.

Investire in sé stessi: il tempo è la vera moneta

Il tempo è la vera moneta scarsa. Ogni euro che investi oggi in te stesso, che sia formazione, nuove competenze o relazioni di valore, è un seme che può moltiplicarsi in reddito, opportunità e libertà. I mercati possono crollare, i tassi possono salire, ma se il tuo capitale umano cresce e si rafforza, resterà sempre l’asset più prezioso che possiedi.
Mantenere il proprio capitale umano nel tempo vuol dire prendersi cura della risorsa più preziosa che abbiamo: la capacità di generare reddito.
All’inizio della carriera, per la maggior parte delle persone, il suo valore è enorme, spesso si parla di milioni, e rappresenta quasi tutta la ricchezza personale, a prescindere dal titolo di studio o dall’età in cui si entra nel mondo del lavoro.
Per farlo durare serve attenzione costante. Significa continuare a formarsi per tenere le proprie competenze aggiornate e richieste dal mercato, mantenere uno stile di vita sano per avere energia fisica e mentale, e proteggersi dagli imprevisti con strumenti come un’assicurazione contro l’invalidità professionale.
Con il passare del tempo, però, il capitale umano inevitabilmente cala: semplicemente perché si accorciano gli anni di reddito davanti a noi. Ecco perché è fondamentale iniziare presto a trasformare una parte delle entrate in capitale finanziario.
Un piano di accumulo in ETF azionari ben diversificati, per esempio, permette di far crescere un patrimonio che, col tempo, possa sostituire il reddito da lavoro e difendere il potere d’acquisto dall’inflazione.
Così, quello che oggi guadagni grazie alle tue competenze, domani potrà continuare a sostenerti anche quando deciderai di lavorare meno o di smettere del tutto.
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